L’universo creativo di Sunvitale Studio è una rivisitazione dello stile Camp. La nuova collezione del brand emergente è ispirata al ballo come atto liberatorio.
«ll ballo guarisce i reclusi, è un sabba che evoca quel che è stato ed invoca quel che desideriamo, un sogno di corpi liberi in movimento. La speranza che esanime resiste. Balliamo ancora un po’!». E’ questo l’invito dell’ultima collezione presentata da Sunvitale Studio, il brand based in Bologna nato dall’estro di due giovani designer Alessandro e Giovanna, un progetto che parla di doti artigianali, di sostenibilità, di mercati rionali, retrobottega storici e angoli nascosti della città in cui idee e processi si materializzano, sovvertendo la scena creativa del fashion system.
La suggestione è un sogno nostalgico di corpi liberi nello spazio, liberi di ballare e di muoversi l’uno verso l’altro senza limiti; Sunvitale Studio attraverso le sue creazioni vuole infondere spensieratezza e gioia di vivere, come solo il ballo sa fare.
Così il brand sceglie accuratamente una ricchissima palette di colori per capi realizzati con la tecnica dell’upcycling (una strategia produttiva attenta all’ambiente prima che una disciplina artistica), borse crochet che dell’intreccio di fili danno vita a bag dalle forme ispirate alla natura con quel tocco di Camp, ingenuo e puro, che pervade tutte le creazioni. In un momento in cui il confine tra arte elitaria e cultura pop si sta restringendo fino a coincidere.
Il “gusto esagerato” si è liberato dall’obbligo di dimostrare di essere il prodotto di una creatività che Alessandro e Giovanna usano a servizio dell’espressione di sé, lavorando sulla ricerca identitaria dei luoghi e delle risorse che offrono, mescolando alla costante ricerca il lavoro a stretto contatto con gli artigiani locali, dando vita a stratificazioni urbane, mescolando alle stampe leziose delle lenzuola da bambino gli scampoli e i filati vintage donati della sartoria di quartiere.
Cosi prendono vita capi unici che danno carattere al guardaroba senza dimenticare di affrontare la questione della sovrapproduzione nell’industria della moda. Si! Balliamo a questo ritmo!